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lunedì 22 gennaio 2018

22.01.2018 a Banjarmasin

Stamattina ce la prendiamo comoda e arriviamo a colazione quando il buffet è già freddo e alquanto ridotto. In compenso ci facciamo servire delle omelette e della frutta extra. La sorpresa è però il cappuccino. Lo ordiniamo perché vediamo che hanno nel “caffè corner” una luccicante macchina per fare il caffè. Quello che riceviamo è però un cappuccino fatto con la bustina 3x1, che costa meno di 1'000 Rp l'una. Il cappuccino ce lo fanno però pagare 25'000 Rp!! Cerchiamo di reclamare, ma nessuno vuole capirci!!
Poi ritornati in camera inizia il lungo calvario informatico per prenotare il volo di domani per Makassar..  Il collegamento Internet dell'albero è molto scadente, ma il peggio è che il pagamento tramite carta di credito è molto lungo e laborioso con la connessione che va e viene. Ho quindi sempre la preoccupazione di non fare dei “doble booking”, maledette doppie prenotazioni che poi creano difficoltà a farsi restituire quanto pagato di troppo. Devo trafficare anche con la “chat line” dell'agenzia di vendita che devo usare dato che la compagnia aerea Lion non vende i biglietti direttamente. Inizialmente mi è utile a capire che la transazione non funziona perché non siamo registrati sella loro “withe-list”. Ci chiedono di inviar loro la foto della carta di credito, con una parte dei numeri coperti e del passaporto per farci mettere sulla “withe-list” e acconsentire così il pagamento tramite la nostra carta di credito. Ma anche fatto questo non riesco concludere il pagamento. Per fortuna trovo poi un'altra Agenzia online con la quale, anche se ancora con qualche difficoltà e attesa, riesco finalmente in serata a prenotare sia il volo di domani per Makassar (Sulawesi) sia di dopodomani per Sorong (Papua /Irian Jaya). Nel primo pomeriggio siamo usciti per fare un giro a piedi nella zona e dopo poche centinaia di metri incontriamo un tipo della fisionomia molto particolare, capelli neri e barba bianca, che ci dice di essere una guida turistica e parla relativamente bene l'inglese. Si chiama Tailah, ma noi dopo una breve conversazione lo chiamiamo ”mister langsam” o “langsam lansam”in tedesco adagio, ma è l'unica parola che ha imparato da turisti tedeschi e la usa
ironicamente per farci sorridere. Ci invita nel suo sgangherato ufficio, ci fa sedere e ci spiega in lungo ed in largo cosa si po vedere e fare a Banjarmasin, sui fiumi e nelle foreste del Kalimantan. Dice di poter organizzare un trekking di 15 giorni nella foresta montagnosa del Borneo centrale. Noi ci accontentiamo di organizzare con lui il tour della zona dei canali di Banjarmasin (esageratamente denominata la Venezia del Borneo!!). Siccome lui accompagna già un gruppo di tre olandesi, ci organizza un'altra barca con guida per fare il tour
con partenza alle 16 davanti al nostro hotel. Il giro fra i sempre più stretti canali e la molta gente che vive ai loro margini è per se molto pittoresco con un ambiente molto caotico. Vediamo molta gente che vive in case in legno su palafitte, anche molto sgangherate e decadute. Fanno tutto sul margine del canale, ma malgrado questo l'odore non si nota quasi mai. Certo che vedere che ci fanno il bagno, lavano i vestiti e le stoviglie mentre a pochi metri è sistemato il gabinetto lascia qualche dubbio sull'igiene in generale, anche se va detto che l'acqua non è ferma ma scorre. E però meglio non pensare cosa succede a valle di questi canali visto che vi viene buttato di tutto!. In ci posti i ponti sopra il canale che percorriamo per due ore, sono così bassi che dobbiamo abbassare la testa fin dentro la barca. Rimarrà per noi il
ricordo di tanti bambini e adulti che ci salutano ci mandano baci dalla riva del canale. Per i bambini è anche la gara a buttarsi in acqua e cercare di aggrapparsi alla nostra barca, ciò che la nostra guida cerca di scoraggiare, ma alcuni ci riescono e si fanno trascinare per alcune decine di metri. All'imbrunire, dopo aver assistito al pittoresco tramonto rientriamo all'hotel. Qui a cena incontriamo altri tre turisti belgi e abbiamo la visita del nostro “Mister langsam” che è qui a caccia di turisti. Gli facciamo provare le “pommes frittes”
ricevute per cena e lui ci svela che non sono di patate, ma di cassava. Sono quasi inconfondibili , anche perché qui viene fitto tutto in olio di palma e poi condite con un finissimo strato di polvere peperoncino, sale e altre spezie che ne confondono il gusto. Terminiamo poi la giornata con l'aggiornamento del blog, rimasto notevolmente in ritardo.













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