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sabato 20 gennaio 2018

20.01.2018 a Palangka Raya

Camera del Solo Gracia GuestHouse
Dopo la spartana colazione, servita davanti alla nostra camera, partiamo con Jesika e sua madre in auto per visitare la città. Iniziamo dal Museo che purtroppo oggi é chiuso, passando dal ponte sul fiume Kahajan, il monumento a Sukarno, per terminare al mercato da dove continueremo il nostro giro da soli. Sul percorso passati all'agenzia per riservare il viaggio in taxi condiviso per Banjarmasin di domani.La parte per me più interessante era il parco con il monumento a Sukarno ..





Monumento a Sukarno
il primo presidente dell'Indonesia dopo l'indipendenza, anche perché mi interessava sapere cosa ne pensano di lui le nostre due accompagnatrici. Proprio mentre siamo davanti alla grande statua colgo l'occasione per parlarne e scopro che, come prevedibile, lo valutano molto positivamente al contrario di Suharto, il suo successore. Vengo da loro sapere che sapeva molte lingue, fra le quali , avendo avuto una moglie giapponese, anche la lingua di quel paese. Palanka, come viene semplicemente chiamata, doveva, secondo i piani di Sukarno, 
diventare la capitale dell'Indonesia! 
Ponte sul Sungai Kahajan
O addirittura di una stato pan-asiatico con Malesia e Brunei. Tentando cosi di popolare maggiormente l'isola del Borneo e rendendo la capitale strategicamente meglio ubicata di Giacarta. 



Dal mercato dei souveniers, dove facciamo una ispezione, senza trovare niente di particolare, partiamo poi per poi fare una lunga camminata nella zona del fiume caratterizzata dalle molte case sul fiume costruite sulle palafitte. Intanto che giriamo ci sorprende il solito acquazzone tropicale. Dura solo una mezzora ma scarica tanta acqua come da noi in una settimana. Noi facciamo giusto in tempo a rifugiarci sotto una tettoia e ascoltare il concerto dell'acqua tutt'attorno. Rientrati al mercato comperiamo due cespi di rambutan che mangiamo sul posto assistiti dalla curiosità dei locali. Alcuni ne approfittano per farci delle foto, come noi le facciamo agli oranghi!


Al mercato centrale ne approfitto per far riparare le cuciture dello zaino, dell'astuccio per la macchina fotografica e i calzoni. Anche qui siamo l'attrazione del momento e tutti vogliono essere fotografati con noi. Il rientro alla Guesthouse è un po' laborioso dato che qui è raro trovaree e pochi, se non nessuno, parla l'inglese. Riusciamo poi a farci organizzare un taxi tramite la ricezione di un hotel dei paraggi. Passo poi il resto del pomeriggio in camera a “litigare” con il mio laptop che fa le bizze e diventa sempre più lento. Andiamo poi a cena in un ristorante cinese, consigliatoci da Jesika, nel Hypermark ad un paio di km dalla Guesthouse. 


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