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domenica 17 dicembre 2017

16-19.12.2017 a Malacca

Dall'aeroporto di Kuala Lumpur, dato il tardo orario di arrivo e la lunga attesa necessaria per prendere il Bus pubblico, prendiamo un comodo Teksi per farci portare fino in centro a Malacca. Sono più di 200km, ma è tutto su autostrada così che arriviamo a destinazione in due ore. Alle nove di sera veniamo “scaricati”all'inizio della Jonker Street, la China Town di Malacca. Durante il percorso in auto abbiamo costeggiato le enormi interminabili piantagioni di Palma da olio, mentre a sprazzi abbiamo avute delle brevi piovute a segnalarci che siamo nel periodo delle piogge, o “Monsoon Seeason” come ci dicono qui. Appena arrivati ci mettiamo alla ricerca di un alloggio, evitando il trambusto del Night Market della Jonker Street, partendo dal quartiere di Laksamana dove avevamo trovato alloggio stati durante le visite precedenti.

A malincuore dobbiamo scartare il Kota Lodge perché aveva solo camere senza finestre sull'esterno. Siamo di fine settimana e gli alloggi sono molto ricercati anche dai locali che vengono qui a passare il weekend. Troviamo però una camera adatta per la prima notte al vicino Hotel ABC, con la promessa che avremo appena disponibile addirittura una camera più spaziosa e con balcone. I gestori sono indiani dell'India del nord molto cordiali e disponibili. Siamo così
stanchi, per non aver praticamente dormito durante i due voli, che appena scaricati bagagli e fatta la doccia ci mettiamo a letto. Il giorno seguente ci svegliamo alle due del pomeriggio dopo una “dormita olimpica” di ben 15 ore!! . Siamo a tal punto confusi che non sappiamo se cercare ancora di fare colazione, un pranzo o una cena anticipata. Nel primo ristorantino che troviamo sulla Heeren Street, la più originale e caratteristica della vecchia Malacca cinese, troviamo un

gentile cameriere che combina un menù con omelette vegetariana, del riso e verdure al curry e un buon the alle erbe cinesi. Cosi rinvigoriti ci incamminiamo per visitare la città vecchia oggi molto frequentata di turisti prevalentemente nostrani malesiani o cinesi. Dopo la visita della zona olandese con lo Stadhuys (Municipio) e la chiesa riformata nel caratteristico color rosso ocra dei tempi coloniali, ci dirigiamo verso la bianca chiesa cattolica di San Xavier, facendo una visita al negozio di thè che abbiamo frequentato tutte le volte che siamo passati da qui. Qui ri-incontriamo i simpatici gestori del negozio che ci accolgono con l'abituale thè di benvenuto. Lui, vedi foto a lato, è un entusiasta dei BitCoin e ci confida di averne comperato uno solo quando era a 500US$. Ora ne vale 18'000 ma non sa ancora come spenderli. Sta pensando di fare un viaggio e pagare così gli alberghi, ma non sono
ancora tanti quelli che li accettano. Dopo mezzora di conversazione mi sembra che anche lui non ne sia poi cosi convinto come lo era una anno fa quando l'avevamo visitato prima di andare in Mianmar. Ci salutiamo con la promessa di tenerci al corrente sul tema delle criptovalute. Segue per noi la cena in un tranquillo bistro sul canale del fiume Malacca, prima di immergerci nel clima affollato e pittoresco del Night Market della Jonker Street. Terminiamo poi la serata in bellezza con una fresca birra Tiger ascoltando musica western natalizia all'accogliente Geographer nel bel mezzo della movimentata Jonker Street.
Il terzo giorno a Malacca lo iniziamo cambiando la camera per una più accogliente e con
balcone con vista sulla piazza e sul mercatino. Ci dirigiamo poi verso il lussuoso Hotel “Casa del Rio” per immergerci nell'abbondante buffet della colazione. Per meno di 9 franchi abbiamo una colazione da nababbi con ogni cosa desiderabile calda e fredda europea, asiatica e frutta esotica in grande quantità. Segue poi per smaltire la colazione un lungo giro di ricognizione fra la zona storica dell'antico porto di Malacca. Furono i portoghesi nel 1511 che la tolsero dal controllo
mussulmano e cinese vi costruirono il primo porto fortificato che permise loro di aprire e sviluppare i lucrativi commerci verso la Cina e l'estremo oriente. Lo stretto di Malacca era un passaggio obbligato per non dover passare da zone più remote e di difficile navigazione. Qui nello stretto passaggio fra la penisola della Malesia e Sumatra imperversavano anche i pirati, non quelli di Salgari che scrisse con estrema fantasia le storie dei Pirati della Malesia senza averla mai visitata! Solo 130 anni dopo, nel 1641 gli olandesi assediarono Malacca e ne fecero un importante porto di transito per il commercio delle spezie. Nel 1824 dopo varie traversie coloniali degli olandesi divenne un possedimento britannico che vi rimase fino all'indipendenza della Malesia nel 1956. Nel frattempo però, sotto il dominio britannico, l'importanza commerciale di Malacca venne soppiantata da Singapore. Oggi Malacca si sta riprendendo come una delle mete turistiche più gettonate della regione, grazie anche al riconoscimento, nel 2008, quale patrimonio storico dell'umanità dall'UNESCO. Noi intanto giriamo fra rovine storiche, musei, chiese e templi di ogni religione per poi terminare a concederci un relax con una birra al Geographer prima di rientrare un po stanchi all'hotel. 
Il quarto giorno ci alziamo solo verso le 11, ovvio segno che non ci siamo ancora ben adattati dopo il “jet leg” del volo. Passiamo poi la giornata girando fra i vari quartieri dei negozi cinesi alla ricerca di interessanti angoli storici, che qui non mancano di certo, da visitare e fotografare. Poi verso il tardo pomeriggio prendiamo il bus 17 per farci portare a Kampung Portoguis, l'insediamento portoghese ad una decina di km dal centro. Qui vivono ancora del discendenti dei coloni
portoghesi e parlano un antico dialetto che chiamano “Christo” si vede dal fatto che erano, sono ancora, di religione cristiana. Ho provato ad ascoltarli, ma è difficile a capirli .. a parte bom dia, boa tarde o obrigado! Come già nelle precedenti visite veniamo qui per la piazza con i vari ristorantini che offrono il miglior pesce e frutti di mare alla griglia. Bisogna solo dir loro come farli e non lasciarli mettere troppe salse speziate che rovinano il buon pesce. Noi ci
scegliamo un bel Red Snapper da un chilo con verdure locali e calamari alla portoghese. Una bella “mangiata” all'aria fresca del mare accompagnati da un colorito tramonto. Bella serata, ma con un piccola complicazione finale. Dopo mezzora che attendiamo il bus per il ritorno dobbiamo riconoscerne la loro inaffidabilità. Tramite l'aiuto della ricezione di un vicino hotel riusciamo a rientrare con un taxi tipo Uber, che qui chiamano “Scrab”, fino al centro di Malacca.

Il quinto e ultimo giorno ritorniamo a fare colazione al notevole Buffet dell'Hotel Casa del Rio già conosciuto ed apprezzato domenica scorsa. Fatto poi un lungo giro fra i mercati di artigianato e non. In particolare ho cercato negozi di spezie, quei prodotti che hanno fatto la storia di Malacca. Purtroppo, a parte i negozi di erbe e prodotti farmacologici cinesi, è oggi difficile trovare chi vende le spezie all'ingrosso.

Al massimo si trovano le bustine preconfezionate di pepe, cannella o chiodi di garofano. Pensare che da qui passarono, sotto il controllo degli olandesi tonnellate di preziose spezie che hanno reso ricchi, anzi ricchissimi i colonizzatori che ne dominavano il commercio. Gli olandesi, in particolare la famigerata “Compagnia delle indie orientali”, è riuscita con le buone e le cattive maniere (in gran parte con le cattive) a mantenere per circa 200 anni il monopolio più assoluto sul
commercio delle preziose spezie. A qui tempi le spezie, come cannella, noce moscata, chiodi di garofano ecc. costavano in Europa di più del corrispettivo peso in oro. Le regole per poter mantenere il monopolio erano di drasticità quasi inconcepibile. Era per esempio proibito, pena la decapitazione senza processo, solo documentare in qualunque maniera le rotte e i percorsi che le imbarcazioni percorrevano per raggiungere le allora cosi misteriose isole. Quello delle spezie fu in pratica il
Musicista a riposo
Monopolio più lungo e redditizio della storia mondiale dei commerci! Quello del caucciù nell'Amazzonia durò per esempio solo una sessantina di anni. Solo nel 1766 i francesi con una spedizioni nelle isole delle Molucche portò sull'isola di Mauritius delle piante di noce moscata, di chiodi di garofano e di cannella scardinando cosi definitivamente il monopolio degli olandesi. Noi nel pomeriggio abbiamo fatto il giro turistico un po kitch con il “Duck Tour”, un veicolo mezzo stradale e mezzo anfibio delle sembianze di una'anatra, che
Tempio cinese
ci ha portato nella zona del porto a visitare la Moschea galleggiante sul mare. Da come però vedremo sul posto non è proprio galleggiante, ma costruita su dei solidi pilastri nel mare. Terminiamo poi la nostra ultima giornata a Malacca visitando i vari templi Buddisti, Taoisti e Indù prima di prenderci una fresca birra al nostro abituale Geographer. A cena ci dobbiamo accontentare di un ristorantino indiano nelle vicinanze dell'hotel. Purtroppo quello che avremmo preferito era oggi chiuso 

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